Gli investitori cercano competenze e assenza di conflitti d’interesse
Clino Papa
Passive Sales Italy
Anche quest’anno sarete tra i protagonisti del FeeOnly Summit, il più importante evento dedicato alla community dei consulenti indipendenti e a tutti i professionisti della consulenza finanziaria e del settore. Cosa vi aspettate dall’evento?
Il consulente finanziario autonomo ricopre per noi un ruolo fondamentale, in quanto figura essenziale per lo sviluppo degli ETF anche tra la clientela retail. L’ETF per sua natura non si sposa con la distribuzione tradizionale di origine bancaria perché non prevede alcuna forma di remunerazione per la rete. Il CFA, non essendo soggetto ad alcun conflitto di interesse, può invece indicare al cliente lo strumento che ritiene più adeguato, senza preclusioni. Per questo motivo eventi come il FeeOnly Summit sono sempre più importanti, perché preziosi momenti di confronto in cui presentare le nostre novità e al contempo ascoltare le esigenze dei CFA per supportarli al meglio.
Attualmente operano già circa 400 consulenti indipendenti ed una cinquantina di SCF. Nei prossimi anni, come si svilupperà secondo voi il mercato della consulenza finanziaria indipendente?
Per l’investitore americano avere un consulente di fiducia al proprio fianco rappresenta la normalità, al pari di avere un avvocato o un commercialista. La storia nel nostro Paese è differente, ma la situazione sta gradualmente cambiando. In appena due anni, grazie alla creazione dell’apposito albo, il numero dei CFA e delle SCF è più che quadruplicato, ma non è ancora sufficiente a soddisfare una domanda in costante crescita. Una recente analisi della CONSOB evidenza che negli ultimi dieci anni la percentuale degli asset sotto consulenza è cresciuta in modo significativo e che gli investitori guardano a due aspetti su tutti nella scelta del professionista più adeguato: le competenze e l’assenza di conflitto di interessi. Se uniamo queste considerazioni al sempre più favorevole contesto normativo e alla progressiva riduzione della marginalità dei servizi finanziari, gli ingredienti per un futuro roseo per la consulenza indipendente ci sono tutti.
Il consulente finanziario autonomo ricopre per noi un ruolo fondamentale, in quanto figura essenziale per lo sviluppo degli ETF anche tra la clientela retail. L’ETF per sua natura non si sposa con la distribuzione tradizionale di origine bancaria perché non prevede alcuna forma di remunerazione per la rete. Il CFA, non essendo soggetto ad alcun conflitto di interesse, può invece indicare al cliente lo strumento che ritiene più adeguato, senza preclusioni. Per questo motivo eventi come il FeeOnly Summit sono sempre più importanti, perché preziosi momenti di confronto in cui presentare le nostre novità e al contempo ascoltare le esigenze dei CFA per supportarli al meglio.
Attualmente operano già circa 400 consulenti indipendenti ed una cinquantina di SCF. Nei prossimi anni, come si svilupperà secondo voi il mercato della consulenza finanziaria indipendente?
Per l’investitore americano avere un consulente di fiducia al proprio fianco rappresenta la normalità, al pari di avere un avvocato o un commercialista. La storia nel nostro Paese è differente, ma la situazione sta gradualmente cambiando. In appena due anni, grazie alla creazione dell’apposito albo, il numero dei CFA e delle SCF è più che quadruplicato, ma non è ancora sufficiente a soddisfare una domanda in costante crescita. Una recente analisi della CONSOB evidenza che negli ultimi dieci anni la percentuale degli asset sotto consulenza è cresciuta in modo significativo e che gli investitori guardano a due aspetti su tutti nella scelta del professionista più adeguato: le competenze e l’assenza di conflitto di interessi. Se uniamo queste considerazioni al sempre più favorevole contesto normativo e alla progressiva riduzione della marginalità dei servizi finanziari, gli ingredienti per un futuro roseo per la consulenza indipendente ci sono tutti.